Come dichiarato dallo stesso Miles Davis, "On the corner" era un tentativo di riconnettere al jazz le nuove generazioni di afroamericani, che in quel periodo erano in fissa col rock e col funk (e con Cher). Mosso da cotanto spirito solidaristico, il buon Davis compie quindi un'operazione culturale. Un'operazione che, in quanto appartenenti alla categoria dei ggiovani, ci riguarda tutti ancora oggi.
"Jazz is Freedom" amava ripetere Miles, che per la verità non parlava poi tanto, anzi non parlava proprio. Questo disco ne è la prova: anche se suddiviso in "pezzi", si tratta di un unico vortice musicale, indefinibile e inclassificabile. Siamo nel pieno della fase elettrica di Miles (che va dal 68 al 75). Miles, invidioso del suo amico Jimi Hendrix, ama attaccare la tromba al wah wah. A un certo punto ha anche provato a dargli fuoco ma, dati gli scarsi risultati, non fu nemmeno invitato a Woodstock.
Questo è uno dei dischi di Miles che in assoluto ha venduto meno copie. Un flop? Macchè... Davis era troppo avanti, col senno di poi direi che questo è uno tra i più fichi.
Un assaggino:
1-On the Corner/ New York Girl/ Thinkin'Of One Thing And Doin' Another/ Vote For Miles
2-Black Satin
3-One And One
4-Helen Butte / Mr.Freedom X
;-) afrofunkybrassjazz.blogspot.com
2 commenti:
siccome io seguo l'hit parade, questo non lo conosco. curioso
post-jazz!
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