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20090429

ARCHITECTS - RUIN (2007)


Poche parole per loro: architetti della musica! Gruppo inglese assai giovane che propone un metalcore nuovo! Chiamiamolo anche post-metalcore.. Un metalcore tecnico che non si basa sul metal ne sull'hardcore. Non lo so, sentitelo e capirete. Ottimo scream/growl del cantante giovanissimo; tre (e solo tre) linee melodiche (un po' finte ma che suonano bene) sono presenti nel disco. Il tutto amalgamato da bei riff, (pochi) breakdown scomposti e dissonanze. A mio avviso una bomba di disco.. Magari ci vorrà più di un ascolto per innamorarsene, ma una volta innamorati non si torna indietro.

1. Buried at sea
2. Hunt them down
3. You'll find safety
4. Always
5. Sail this ship alone
6. Heartless
7. North lane
8. I can't see the light
9. Low
10. Running from the sun
11. Save me

;)

20090426

TEXAS IS THE REASON - TEXAS IS THE REASON (1995)


Sì, lo so, il capolavoro dei Texas Is the Reason è il loro full-length "Do you know who you are?" del 1996. Beh, se è uscito quel disco è stato grazie a questo ep registrato 2 mesi prima. Tre canzoni. Lo posto soprattuto per la prima "If it's here when we get back it's ours", ultracatchy che non puoi fare a meno di ascoltare e riascoltare! Le altre hanno quell'influenza un po' grunge del tempo alla Sunny Day Real Estate che non ci sta male.. 10 minuti piacevoli da passare. Provare per credere.

1. If it's here when we get back it's ours
2. Dressing cold
3. Antique

;)

20090425

THE OCEAN - PRECAMBRIAN (2007)


Oggi vado a recensire quello che a mio avviso è un vero e proprio kolossal musicale. Il "Ben Hur" del post-hardcore. Basti considerare quanto sia limitativo definire i The Ocean come una band qualsiasi. Il termine più adatto (che poi è quello usato nel loro nome originale) è collettivo. The Ocean Collective. Si parte da una base di una decina di membri che si alternano poi sul palco durante i tour, questa base viene poi ampliata in fase di composizione e registrazione quando vengono assoldati ulteriori cantanti, bassisti, chitarristi, ma anche violinisti, pianisiti, sassofonisti e chi più ne ha più ne metta (hanno anche un tecnico delle luci che durante i loro concerti crea degli spettacoli allucinanti). Precambrian è l'ultima fatica di questa "confraternita" di artisti e, ovviamente, l'ideazione di questo disco poggia su fondamenta tutt'altro che banali. Dal titolo si evince quale sia il concept di quest'album, descrivere quel periodo che va dalla nascita del nostro pianeta fino a circa 500 milioni di anni fa, il tutto suddiviso in ere come così è suddiviso anche il cd in due macro-parti: Hedean/Archeaean e Proterozoic, prendiamole in esame. La prima è racchiusa in un mini-cd di circa 22 minuti che racconta il primi 2 miliardi e mezzo (piu o meno) di vita del nostro pianeta, sconvolto da terremoti, vulcani, maremoti e fenomeni di portata enorme di ogni tipo. Tutto ciò è riprodotto in musica in modo assai consono, ci troviamo difatti ad ascoltare 5 pezzi assai violenti e caotici, caratterizzati da tempi dispari e da ritmiche possenti e pesanti, per fare i soliti confronti diciamo che possiamo trovare un pò di Meshugga, Mastodon e Converge, non male. La seconda parte è il vero e proprio album, dalla durata di 62 minuti, che riguarda la nascita delle prime forme di vita sulla terra. Qui i toni rallentano e la varietà di soluzioni la fanno da padrone. Sostanzialmente lo scheletro è quello del post-core/metal stile Isis, Neurosis e compagnia Slugdeggiante ma è arricchito da una muscolatura composta di post-rock, fiati, archi, elettronica, classica e cantato più vario rispetto al growl un pò monocorde del mini.

Tirando le somme questa -la definirei - opera non è certamente di facile ascolto vuoi per la durata, vuoi per il genere proposto che può essere soggetto a cali di tensione ma che, se affrontato con le dovute premesse e impegno, vi travolgera come una grande onda. Io, per esempio, ne sono stato conquistato solo al terzo ascolto ma adesso è sicuramente in cima alla classifica degli album usciti nel 2007.

P.S. E poi c é sempre Nate Newton, bassista nei fondamentali Converge, come ospite alla voce(!) e solo per questo ne vale la pena :D

Tracklist ( e qui è dura) :


Hadean/Archaean

I. Hadean
  1. "Hadean: The Long March of the Yes-Men" – 3:48

II. Archaean
  1. "Eoarchaean: The Great Void" – 4:45
  2. "Paleoarchaean: Man & the Sea " – 2:46
  3. "Mesoarchaean: Legions of Winged Octopi" – 5:20
  4. "Neoarchaean: To Burn the Duck of Doubt"– 5:2


Proterozoic

III. Palaeoproterozoic
  1. "Siderian" [Instrumental] – 1:56
  2. "Rhyacian: Untimely Meditations" – 10:57
  3. "Orosirian: For the Great Blue Cold Now Reigns" – 6:29
  4. "Statherian" [Instrumental] – 5:57

IV. Mesoproterozoic
  1. "Calymmian: Lake Disappointment" – 8:18
  2. "Ectasian: De Profundis" – 8:58
  3. "Stenian: Mount Sorrow" – 8:19

V. Neoproterozoic
  1. "Tonian: Confessions of a Dangerous Mind" – 7:18
  2. "Cryogenian" [Instrumental] – 3:32

;-)

20090424

MONO - "YOU ARE THERE" (2006)

Giuro che, prima o poi, la smetterò di assillarvi con il post rock. La voce della coscienza, però, mi impone di postare sul blog più bello del mondo, cari lettori Audiolesi, un LP che è un capolavoro. Trattasi, come titolo e cover vi hanno già anticipato, di "You Are There", dei Mono. Ma chi sono i Mono? A questo nome, morfematicamente così abusato, corrisponde un quartetto nipponico nato nel 2000, con la chiara intenzione di suonare il genere più bello del mondo: quel post rock, appunto, arpeggione-esplosivo-malinconico-appassionato che tanto ci scalda il cuore. Sei tracce (dai quattro ai quindici minuti) intense, drammatiche, tiepide ed avvolgenti: un disco che ha influenzato, in pochi anni, i lavori di molte formazioni del genere. "You Are There" è stato pubblicato da Temporary Residence: un'etichetta a mio parere eccezionale, per la qualità dell'offerta proposta (Explosions In The Sky, Envy, Rumah Sakit and so on - vedetevi il catalogo). Giuro di non prendere soldi da nessuno, per scrivere ciò. Comunque, ascoltate con cura: trattasi, probabilmente, di uno dei tre più bei dischi del genere pubblicati negli ultimi anni. Superlativo.

Tracklist:
  1. The Flames Beyond The Cold Mountain
  2. A Heart Has Asked For The Pleasure
  3. Yearning
  4. Are You There?
  5. The Remains Of The Day
  6. Moonlight
;-)

20090423

ENSEMBLE NIPPONIA - "JAPAN: KABUKI & OTHER TRADITIONAL MUSIC" (1995)

Rischierei di essere prolisso, se mi tuffassi in una descrizione ampia delle atmosfere evocate nel disco che vi sto presentando. Sappiate solo che, ascoltando, proverete un'esperienza genuinamente nipponica. La musica tradizionale del Kabuki (per chi non lo sapesse, si tratta, assieme al No, della forma più celebre del teatro giapponese), fatta di shamisen (una sorta di chitarra a tre corde), shakuhachi (un fiato in legno), taiko (un grosso tamburo, usato anche nel sumo) e numerosi altri strumenti, saprà catapultare i vostri sensi all'ombra degli alberi di Sakura in fiore. "Wabi" e "sabi", malinconia e tristezza zen; il senso dell'appassire, del divenire delle cose, o "mono no aware"; il profumo del principe Genji e della sua bella Murasaki: nel disco della Ensemble Nipponia c'è tutto questo. C'è il Giappone autentico, rurale, mistico e solenne, lontano dai neon delle megalopoli moderne; vicino, molto vicino al legno odoroso dei templi shinto. Una dedica particolare alla triade Butsugen/Tuseibravo/Bakayaroni.
Tracklist:
  1. Echigojishi (The Echigo Lion)
  2. Ataka No Matsu (The Pine Tree At Ataka)
  3. Musume Dojoji (The Maiden At The Dojo)
  4. Kanjincho (The Subscription List)
  5. Shirabe-Sagariha (The Sound Of Wind)
  6. Atsumori (The Death Of Atsumori)
  7. Hanayagi (The Greening)
  8. Satto (Wind Dance)
;-)

CONVERGE - YOU FAIL ME (2004)


Tutto quello che è successo nel 2004 non è stato importante, perché surclassato dall'uscita di questo disco, o meglio Del disco. Quello definitivo. Uno perché dovrebbe continuare a suonare e proporre musica dopo l'uscita di questo disco? Uno perché si deve addannare alla ricerca di nuova musica da ascoltare se ha questo disco? Se la musica scomparisse dal mondo non mi tangerebbe, basta che rimanga You Fail Me.
Se non sapete chi sono i Converge è cosa grave!

01. First light
02. Last light
03. Black cloud
04. Drop out
05. Hope street
06. Heartless
07. You fail me
08. In her shadow
09. Eagles become vultures
10. Death king
11. In her blood
12. Hanging moon

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V.A. - "Eat me! The Best of Cannibal Movie Soundtracks"

copio e incollo dal sito knifefightingjesus.com, solo per veri amatori...

Cannibal Films [Wiki] are a sub genre of exploitation film made mostly by Italian filmmakers through the 1970s and 1980s. This sub genre is a collection of graphically gory movies that usually depict cannibalism by primitive, Stone-age natives deep inside the Asian or South American rain forests. Even though not all cannibal films show cannibalism on screen, all the movies are connected with the genre by stating that the tribe is cannibalistic. While cannibalism is the uniting feature of these films, the general emphasis focuses on various forms of shocking, realistic, and graphic violence, typically including torture, rape, castration and/or animal cruelty. Similarly to Mondo films, the main advertising draw of cannibal films was the promise of gore, exotic locales, and cruel behavior, and eventually became a popular aspect of Grindhouse culture. The peak of the genre’s popularity was from 1977 to 1981, a period that has come to be known as the cannibal boom.

Ruggero Deodato's Cult Classic 'Cannibal Holocaust'

Ruggero Deodato's Cult Classic 'Cannibal Holocaust'


;-)

20090422

THE RUTTO - "EI PALUUTA" (19??)



copio e incollo questa band dal blog Bloodjunkies Blogspot. Sto già facendo stampare le magliette con il loro nome sopra. e quasi quasi lo ascolto pure...

The Complete Discography (5 Songs) on one 7". The Rutto is a Band with some Members of Terveet Kädet and a Female Singer. This 7" was released on Ikbals Records, I think... because the Inside of it is a bit confused. Anyway check it out, it is very rare and fucking great Finnish Hardcore Punk

Tracks:
01. Mä Vihaan
02. T.H.E.
03. Ei Paluuta
04. Hei Sotilas
05. Sä et Haluu

;-)

RED SPAROWES - "AT THE SOUNDLESS DAWN" (2005)


Cari lettori Audiolesi, comincerò con un semplice assunto: il post-rock strumentale è fantastico. Partendo da un simile ed altresì incontrovertibile presupposto, gli ascoltatori di gruppi quali Mono, Explosions in the Sky, This Will Destroy You, Appleseed Cast, Mogwai e compagnia bella farebbero bene a procurarsi il disco che vi sto proponendo: "At The Soundless Dawn" dei Red Sparowes, risalente al 2005. Questo album contiene tutti gli elementi che fanno del post-rock strumentale la estrema ficata, per usare un linguaggio giovanile, che è: arpeggi di chitarre, crescendo ampii e strappalacrime, suoni possenti, esplosioni distorte, lunghe ed ipnotiche nenie, bassi profondi, il tutto organizzato in brani di durata notevole. Anche qui, anche ora, anche ascoltando i Red Sparowes, sembra che la fine del mondo sia vicina, che le città brucino ed i palazzi crollino, che l'ultimo uomo sulla Terra, circondato dalle macerie della sua specie, urli la sua furia a spettri che non possono più sentire, ai grattacieli silenziosi ancora in piedi dopo l'Apocalisse. Anche qui c'è l'oceano grigio e immenso, spaventoso; anche qui, un sole bianco non scalda a sufficienza le strade abbandonate. "At the Soundless Dawn" è un disco cupo: se nel self titled dei This Will Destroy You (date un'occhiata alle tag a destra), come in molti altri LP del genere, ai momenti più bui seguono fasi rilassate, malinconiche, quasi gioiose, nell'opera oggetto del post che state leggendo è del tutto assente, a mio parere, la dimensione "in maggiore" dell'anima. In fondo è una questione di impressioni: ma io, ascoltando, ho sentito solo una disperata catarsi. Godetevelo, perchè ne vale assolutamente la pena.

Tracklist:
  1. Alone and Unaware, The Landscape Was Transformed In Front Of Our Eyes
  2. Buildings Began To Stretch Wide Across The Sky, And The Air Filled With a Reddish Glow
  3. The Soundless Dawn Came Alive As Cities Began To Mark The Horizon
  4. Mechanical Sounds Cascaded Though The City Walls And Everyone Reveled In Their Ignorance
  5. A Brief Moment Of Clarity Broke Through The Deafening Hum, But It Was Too Late
  6. Our Happiest Days Slowly Began To Turn Into Dust
  7. The Sixth Extinction Crept Up Slowly, Like Sunlight Through The Shutters, As We Looked Back In Regret
;-)

20090420

TEAM TEAMWORK - "THE OCARINA OF RHYME" (2007)

Gentilissimi lettori Audiolesi, ciò che sto per presentarvi ha appena esaltato le mie ultime due giornate. Sappiate che l'ascolto vi farà lo stesso effetto ad una sola condizione: che siate patiti della saga Nintendo "The Legend Of Zelda", o almeno che abbiate giocato ad uno dei titoli in questione. Team Teamwork è una ensemble di rapper arcinoti (basti pensare che fanno parte della combriccola gangsta guys come Snoop Dog e Jay-Z), i quali, unendo le loro abilità ritmico-retoriche ad un sentimento nintendiano genuinamente nerd, hanno inciso "The Ocarina Of Rhyme" (parafrasando il celeberrimo capolavoro per Nintendo 64 "The Legend Of Zelda: The Ocarina Of Time"). Le 10 tracce dell'album si rifanno ognuna ad un tema musicale particolare della saga, dalle sognanti atmosfere evocate dall'incontro con le fate benefiche, all'esultanza sonora del ritrovamento di un tesoro, all'operosità in maggiore del mercato di Hyrule, e così via. Il tutto inquadrato in una cornice hip-hop, con beats estremamente coinvolgenti ed un cantato degno dei nomi coinvolti nell realizzazione del disco. Mi sono imbattuto in "The Ocarina Of Rhyme" da pochissimo, ma ha già conquistato un posto preponderante nei miei ascolti recenti: sia grazie alla qualità musicale indubbiamente notevole, che al richiamo a favole poligonali che, da bambino ed ancor oggi, mi hanno esaltato e mi esaltano. Un degno omaggio ad una delle saghe videoludiche più esaltanti di tutti i tempi. Power of the Triforce!

Tracklist:
  1. Clipse - Virginia (Lost Woods)
  2. Dr. Dre & Snoop Dogg - Still D.R.E. (Getting Treasure)
  3. Jay-Z - No Hook (Meeting The Owl)
  4. Pimp C, Li'l Keke & P.O.P. - Knockin' Doorz Down (Hyrule Field)
  5. Common - I Used To Love H.E.R. (Hyrule Market)
  6. Aesop Rock - No Jumpercables (Goron Village)
  7. Edan - Fumbling Over Words (Battle)
  8. MF Doom - Vomit (Horse Race At Lon Lon Ranch)
  9. Spank Rock - IMC (Zora's Domain)
  10. Slim Thug & Mike Jones - Still Tippin' (Great Fairy's Fountain)
;-)

20090419

MAYLENE AND THE SONS OF DISASTER - II (2007)


Questo è uno di quei casi (rari) in cui uno scazzo tra componenti di una band ha portato veramente a qualcosa di buono. Nel 2002 gli Underoath cominciano a diventare una band affermata, grazie anche all'uscita del buon The changing of times. Dallas Taylor era il cantante della formazione proveniente dalla florida, ormai sulla strada del successo mondiale ( che arriverà-meritatamente-negli anni successivi), improvvisamente però il signor D. abbandona la band per un motivo ancora non molto chiaro (malelingue dicono a causa di pressioni da parte della moglie) e viene sostituito da Spencer Chamberlain, che effettivamente si rivela anche migliore nel ruolo di frontman. Dallas però non rimane con le mani in mano, ma anzi in quattro e quattr'otto mette su una nuova band dal nome lunghissimo e dal suond accattivante, i MATSOD. Il primo disco omonimo è un piccolo gioiello, ancora metalcore, ma fortissimamente legato alle origini Southern dei componenti, e poi il seguito, di cui vi parlo oggi (intitolato propriamente "II") li consacra come esponenti assoluti del nuovo southern metal. Un po Everytime I Die, un pò Pantera, molto Lynyrd Skynyrd, riff assasini, ritmiche dinamiche e breakdown che ti fanno venire voglia di uscre ubriaco dalla roulotte e picchiare qualche altro bifolco in camica da taglia legna e spiga di grano in bocca. Ovviamente non tralasciamo la voce del cantante, evolutasi tantissimo dallo "scream-piagnone-ma-cattivo" del periodo UO e arrivata a livelli di melodicità e riconscibilità elevatissimi. Sta arrivando "la bella stagione" ( si lo so, fa molto lucignolo) e quale migliore colonna sonora per qualche lungo viaggio in macchina, finestrini abbassati e capelli al vento? Nessuna.


Tracklist:

  1. "Memories of the Grove" - 4:10
  2. "Dry the River" - 3:41
  3. "Plenty Strong and Plenty Wrong" - 2:41
  4. "Darkest of Kin" - 3:14
  5. "Raised by the Tide" - 3:44
  6. "Wylie" - 3:40
  7. "Death is an Alcoholic" - 3:22
  8. "Everyone Needs a Hasting" - 3:22
  9. "Don't Ever Cross a Trowell" - 3:03
  10. "Tale of the Runaways" - 4:53
  11. "The Day Hell Broke Loose at Sicard Hollow" - 4:43

;-)

20090414

THE SOUND OF ANIMALS FIGHTING - "THE OCEAN AND THE SUN" (2008)

"In the desert / I saw a creature, naked, bestial, / Who, squatting on the ground, / Held his heart in his hands, /And ate of it. / I said "Is it good, friend?" / "It is bitter - bitter", he answered, / "But I like it / Because it is bitter / And because it is my heart".
-In The Desert, Stephen Crane

Con questi versi, recitati in lingua farsi, si apre "The Ocean and the Sun", ultima fatica dei The Sound Of Animals Fighting. Ed è un disco eccellente, dal quale tutta la rudezza della bestia, l'amaro dei ventricoli tra i denti della creatura, la desolazione del deserto e la cupa rassegnazione dei versi di Crane citati dal quartetto emergono, con nettezza ed evanescenza insieme.
Risulta difficile classificare i TSOAF. C'è chi li definisce sperimentali, chi progressive, chi post-rock. Sinceramente, non saprei: si potrebbe inserire il lavoro della band in ognuna delle categorie appena citate, ed in molte altre. Ma in fondo, serve a qualcosa? Il modo per essere più onesti possibile verso la musica (e che musica!) consiste semplicemente nell'abbandonarsi ad essa, senza riflettere. "The Ocean and the Sun" si presta perfettamente allo scopo.
L'enigmaticità dei brani è direttamente proporzionale a quella del gruppo in sé: siamo di fronte ad un quartetto, che si è esibito dal vivo soltanto quattro volte, tra il 24 ed il 27 agosto del 2006, per poi confermare che non avrebbe più tenuto altri concerti. Nelle foto, i quattro (The Nightingale, l'usignolo, aka Rich Balling, produzione e voce; The Walrus, il tricheco, aka Matt Embree, chitarra, basso e voce; The Skunk, la puzzola, aka Anthony Green, voce - si veda il post riguardo i Circa Survive; The Lynx, la lince, aka Chris Tsagakis, batteria; più molte partecipazioni) si celano dietro le maschere della fauna che i loro personali nickname individuano (vi prego, evitiamo paragoni infelici con le poserate horror degli Slipknot; con tutto il rispetto per la band di Des Moines, che ha segnato l'adolescenza un po' di tutti noi, in questo caso il livello di classe è ben diverso). Insomma, una sciarada anche nella vita.
"The Ocean and the Sun", oceano e sole. Senza di essi la vita non esisterebbe. I TSOAF, però, non hanno voluto rappresentare il lato benefico dei due elementi: in questo disco c'è tutta la loro potenza. Tutta la loro desolazione. Dodici tracce amare: "It is bitter, bitter. But I like it".
Comprai "The Ocean and the Sun", mesi fa, a scatola chiusa. Grazie a Dio, è stato uno degli acquisti più saggi che abbia fatto nell'ultimo paio di anni.

Tracklist:
  1. Intro
  2. The Ocean and the Sun
  3. I, the Swan
  4. Another Leather Lung
  5. Lude
  6. Cellophane
  7. The Heraldic Beak of the Manufacturer's Medallion
  8. Chinese New Year
  9. Uzbekistan
  10. Blessings Be Your Mister V
  11. Ahab
  12. On the Occasion of Wet Snow
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CIRCA SURVIVE - JUTURNA (2005)


Anthony Green cantava nei Saosin, ha una voce che sembra Antonia Green ma che può raggiungere tonalità stratosferiche, è un ottimo songwriter. Incontra Colin Frangicetto, chitarrista dei This Day Forward con il quale forma i Circa Survive. Post hardcore, emocore, prog rock, belle melodie e quel pizzico di pretenziosità tipica di chi confida nelle sue capacità tecniche. All'inzio lo potreste odiare ma, se gli date più di una possibilità, vi rapirà. Ovviamente Equal Vision.

Tracklist:

  1. "Holding Someone's Hair Back" – 3:22
  2. "Act Appalled" – 3:20
  3. "Wish Resign" – 4:14
  4. "The Glorious Nosebleed" – 3:13
  5. "In Fear and Faith" – 3:35
  6. "The Great Golden Baby" – 4:11
  7. "Stop the Fuckin' Car" – 4:22
  8. "We're All Thieves" – 4:53
  9. "Oh, Hello" – 2:36
  10. "Always Getting What You Want" – 4:01
  11. "Meet Me in Montauk" – 14:39 (includes hidden track)

;-)

20090412

DEATH FROM ABOVE 1979 "YOU'RE A WOMAN I'M A MACHINE" (2004)























batteria, basso, voce. quanto basta per far venir giù l'intonaco dalle vostre pareti.

Tracklist:
1 - Turn It Out
2 - Romantic Rights
3 - Going Steady
4 - Go Home, Get Down
5 - Blood On Our Hands
6 - Black History Month
7 - Little Girl
8 - Cold War
9 - You're A Woman, I'm A Machine
10 - Pull Out
11 - Sexy Results

;-)

HAPPY EASTER!

20090409

COMEBACK KID - TURN IT AROUND (2003)



Il Canada ragazzi, magica terra dal verde incontaminato e dalle leggi ultrapermissive, non che terra considerata copia sbiadita degli U.S.fucking A. al confine di sotto. Ma ultimamente, per lo meno al livello musicale, qualcosa sta cambiando, mi riferisco alla grande quantità di gruppi estremamente validi che permeano questa florida nazione. No, non mi mettero ad elencarli tutti, sinceramente non mi va e soprattutto voglio lasciarvi il gusto di dire quella frase che ultimamente pronuncio sempre più spesso, ovvero: " Ma che pure questi so canadesi?", quando scoprirete qualche nuova banda interessante. Ecco i Comeback Kid sono stati probabilmente il primo gruppo a cui ho attribuito tale frase. Hardcore gente, ma di quello fatto veramente come Cristo comanda (si vocifera che siano Cristiani), di quello che Ian MacKaye o Henry Rollins (spero che tutti sappiano chi siano questi signori, spero) avrebbero fatto se solo fossero nati qualche lustro dopo. Old school ma New school, veloce ma melodico ma incazzato ma profondo, Madball ma Bane ma Anthrax. Ok la faccio finita, il problema è che non dovrei parlare di bands che mi stanno cosi a cuore. Questo è il primo album, la base, non il loro capolavoro ( quello arriverà due anni dopo) ma sicuramente uno dei migliori album di inizio 2000. Ah, certo, se cercate innovazioni estreme in campo hardcore vi conviene rivolgere le vostre orecchie da qualche altra parte, se al contrario siete alla ricerca di circle pits, stage diving, sing-a-longs, emozione, riflessione e divertimento siete nel posto giusto.


Tracklist:

1. All in a year
2. Give and take
3. Die tonight
4. Changing face
5. Playing the part
6. Always
7. Step ahead
8. Operative word
9. Biting tongue
10. Something less
11. Never fade
12. Without a word
13. Lorelei


;-)

OWEN - "AT HOME WITH OWEN" (2006)

Si parta subito da un presupposto fondamentale: Mike Kinsella non è umano. A 12 anni era il batterista dei Cap'n'Jazz, è stato la figura di riferimento dei Joan Of Arc, ha dato alla luce il (meraviglioso) progetto degli American Football (spulciate le tag a destra della pagina per saperne di più), con gli Owls ha intrapreso la strada del post-rock, e così via. Il nostro superhuman guy, non contento di aver dominato la scena indie degli anni '90-2000, e rendendosi conto di avere qualità cantautoriali notevoli, si è gettato nel progetto Owen: Mike Kinsella accompagnato da sè stesso. Il frutto forse più delizioso dell'impresa è "At Home With Owen", risalente al 2006. Un piccolo gioiello, dove dominano la delicatezza, l'evanescenza, la malinconia che l'emo midwest della fine del secolo scorso aveva innalzato a propria bandiera. Nelle otto tracce che compongono l'album, la voce leggera del nostro, i lievi arpeggi di chitarra acustica, gli accordi maggiori di piano e gli accompagnamenti vocali femminili dipingono un quadro di struggente bellezza. Un disco romantico, pomeridiano, toccante, che saprà infondervi il sorriso triste di una bella giornata che finisce. Ascoltatelo possibilmente mentre siete in viaggio, ed il sole è basso all'orizzonte.

P.S.: dimenticavo... Femme Fatale è la cover del celeberrimo pezzo dei Velvet Underground, magistralmente eseguita. Ora avete un motivo in più.

Tracklist:
  1. Bad News
  2. The Sad Waltzes Of Pietro Crespi
  3. Bags Of Bones
  4. Use Your Words
  5. A Bird In Hand
  6. Windows And Doorways
  7. Femme Fatale
  8. One Of These Days
;-)

REFUSED - THE SHAPE OF PUNK TO COME (1998)


Refused: band post-hardcore svedese scioltasi in seguito all'uscita di questo disco. Probabilmente perché diedero il meglio e non avrebbero saputo andare oltre. Questo disco è la Rivoluzione con la lettera maiuscola. Il titolo lo spiega bene: questo è il manifesto del punk del futuro. Canzoni frenetiche e a tratti tranquille, con tanto di stacchi jazz e techno. Lo scream del frontman Dennis Lyxzén (anche fautore degli (International) Noise Conspiracy) è sempre presente, strumento ideale per dar sfogo ad un animo infiammato da ideali anarchici e rivoluzionari. Questo è il vero spirito punk! Purtroppo non è stato seguìto, e invece di formarsi una schiera di gruppi con le palle quadrate abbiamo assistito alla nascita di tante band inutili che fanno musica inutile e che parlano di cose inutili. Sicuramente se fossi un medio-man qualunque e un genitore amorevole, vieterei ai miei figli l'ascolto di questo disco.

1. Worms of the senses / Faculties of the skull
2. Liberation frequency
3. The deadly rythm
4. Summerholidays vs. punkroutine
5. Bruitist pome #5
6. New noise
7. The refused party program
8. Protest song '68
9. refused are fuckin dead
10. The shape of punk to come
11. Tannhäuser / Derivè
12. The Apollo programme was a hoax

;)

20090408

FOO FIGHTERS - "THERE IS NOTHING LEFT TO LOSE" (1999)

Cari lettori audiolesi, con brevità, icasticità e concisione ci tengo a darvi qualche buon motivo per cliccare sul ";-)" in fondo, scaricare ed ascoltare il disco oggetto di questo post. Mmmh, cominciamo.
Perchè bisogna ascoltare "There Is Nothing Left To Lose":
- perchè c'è Dave Grohl, la cui natura semidivina è ben nota;
- perchè, se siete nati sul finire degli anni '80, l'album in questione è una pietra miliare che ha accompagnato la vostra adolescenza;
-perchè, se siete nati prima del secondo lustro degli anni '80, l'album in questione vi farà sentire adolescenti e felici;
-perchè, se siete nati negli anni '90, l'album in questione accompagnerà la vostra adolescenza;
-perchè è un album adolescente;
-perchè nessuno può dire di essere stato adolescente, se non l'ha sentito;
-perchè Dave Grohl ha una quarantina d'anni, ma rimane sempre un adolescente;
-perchè i video dei Foo Fighters sono delle perle di umorismo irripetibili;
-perchè i Foo Fighters sono gli oggetti volanti non identificati che i piloti della Seconda Guerra Mondiale scorgevano tra le nuvole durante le loro missioni, ed è impossibile che la cosa non vi intrighi;
-perchè, per dire di aver vissuto davvero, dovete sentirvi "Learn To Fly" in volo su un aereo di linea, preferibilmente diretto verso gli Stati Uniti;
-perchè questo è rock, cazzo.
Happy listening.

Tracklist:
  1. Stacked Actors
  2. Breakout
  3. Learn To Fly
  4. Gimme Stitches
  5. Generator
  6. Aurora
  7. Live-In Skin
  8. Next Year
  9. Headwires
  10. Ain't It The Life
  11. M.I.A.
  12. Fraternity
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20090407

DEUTSCH AMERIKANISCHE FREUNDSCHAFT - "ALLES IST GUT" (1981)

Deutsch Amerikanishce Freundschaft: "Amicizia Tedesco-Americana". Avete presente l'electropunk, quell'indecenza musicale che frotte di biondine quindicenni in tenuta H&M amano ingurgitare nel sabba modaiolo delle serate pesudoalternative dei tempi moderni? Bene, non di questo si tratta. O meglio, l'electropunk l'hanno inventato loro, i DAF: ma qui, cari lettori audiolesi, si vola ben più in alto. Bastano pochi ingredienti, ed un perverso frullatore omofobo-omofilo (come dimostrano le sudatissime copertine degli album della band) per amalgamarli: ironia nazionalista, pangermanismo ghignante, totalitarismo pentatonico, propaganda in Si minore, sintetizzatori cyberpunk, sbuffi di vapore e rumore metallico di fabbriche di armamenti. Unite al tutto la tavolozza cromatica di un quadro espressionista, la spigolosità dei futuristi, la diffidenza verso chi sta dall'altra parte del muro, il rombo dei motori dei cacciabombardieri americani e la foga dei loro ponti aerei, la rabbia di quelli che Weimar l'hanno vissuta ed un brillante, contorto, sornione senso dell'umorismo tipicamente mitteleuropeo. Immaginatevi una ventenne tedesca, magrissima ed evanescente, ballare forsennatamente in una gabbia d'acciaio sul ritmo incalzante di "Der Mussolini" ("...tanzen Mussolini, tanzen Adolf Hitler"), mischiate il tutto per qualche minuto e NON lasciate riposare. "Alles Ist Gut" ("Tutto è bene", le ultime parole di Immanuel Kant) è pronto. Heil, compagni.

Tracklist:
  1. Sato-Sato
  2. Der Mussolini
  3. Rote Lippen
  4. Mein Hertz Macht Bum
  5. Der Rauber Und Der Prinz
  6. Ich Und Die Wirklichkeit
  7. Als War's Das Letzte Mal
  8. Verlier Nichtden Kopf
  9. Alle Gegen Alle
  10. Alles Ist Gut
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20090406

MAHJONGG "KONTPAB" (2008)























Oggi silenzio per le vittime del terremoto


1. Pontiac
2. Problems
3. Kottbusser Torr
4. Tell the Police the Truth
5. Those Birds are Bats
6. Wipe Out
7. Teardrops
8. Mercury
9. Rise Rice


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20090405

GANG GANG DANCE "SAINT DYMPHNA" (2008)


i tortoise newyorchesi, molto ma molto più acidi. li amerete o li odierete, ma ascoltatelo tutto d'un fiato.

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20090403

SIGUR RÓS - "ÁGÆTIS BYRJUN" (1999)

Scrivo con una finestra aperta accanto. Nonostante il calendario mi ricordi che il clima dovrebbe essere mite e primaverile, la notte è fredda. E così deve essere. Il gelo leggero che mi sta intorno aiuta, se di parlare dei Sigur Rós si tratta.
Sigur Rós significa "rosa della vittoria", e Sigurrós è il nome della sorellina di Jón Jónsi Þór Birgisson (cantante e chitarrista), nata il 4 dicembre 1994, data di nascita della band. Nonostante i più vedano in "Takk..." (eccezionale) il miglior lavoro dei nostri, io credo che Ágætis Byrjun sia ancor più valido.
Ho quasi paura, nel commentarlo. Perchè è un disco che non merita di essere recensito da nessuno: è troppo, troppo, troppo e dico troppo intenso, avvolgente, lirico, poetico, immersivo; glaciale e mite come la bella Islanda, speranzoso come il vonlenska (lingua inventata spesso utilizzata nei testi), malinconico e ricco come i ricordi di un passato perduto, trascinante, abbacinante come gli orizzonti del futuro che ognuno scorge al proprio risveglio. Risveglio... di una natura sepolta dal ghiaccio, di una primavera gelida, dei fiori che nascono anche nel gelo. Un inno alla vita, musica che permea i respiri di chi ascolta. Da ogni accordo, ogni apertura d'archi, da ogni reverse utilizzato, proviene pura estetica musicale, pura bellezza.

Ágætis Byrjun, che significa "un buon inizio" è un disco estremo. Estremamente bello. Un capolavoro assoluto.

Tracklist:
  1. Intro
  2. Svefn-g-Englar
  3. Starálfur
  4. Flugufrelsarinn
  5. Ný batterí
  6. Hjartað hamast (bamm bamm bamm)
  7. Viðrar vel til loftárása
  8. Olsen Olsen
  9. Ágætis byrjun
  10. Avalon
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